Google Analytics 4: il contesto europeo e i motivi dell’aggiornamento

La tecnologia si sviluppa sempre più velocemente ed il quadro normativo fatica a stargli dietro. Le infinite potenzialità del Web portano con sé importanti sfide nell’ambito dei diritti degli utenti alimentando dibattiti etici e di non banale risoluzione. 

Recentemente, ed in misura sempre crescente, tra di essi ha assunto sicuramente un ruolo centrale, quello della privacy e dunque della tutela dei dati degli utenti. Dati talmente precisi da consentirne la profilazione sotto aspetto, anche quelli più sensibili come l’orientamento politico, religioso o sessuale, o addirittura la condizione sanitaria dell’individuo. Una simile mole di informazioni rischia di tradursi in uno strapotere nelle mani di aziende e colossi digitali. Il riconoscimento della problematica ha così legittimato la crucialità del tema della privacy nelle questioni inerenti al web, richiedendo a gran voce, non solo una maggiore sensibilizzazione generale, ma anche e soprattutto, vere e proprie azioni volte alla creazione di un environment digitale sicuro e rispettoso dei cittadini. 

In tale contesto, un’iniziativa che ha sancito un passo importante nelle normativa europea è senza dubbio il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), adottato il 27 aprile 2016 dalla Commissione Europea per rafforzare la protezione dei dati personali dei cittadini e dei residenti dell’UE. Nondimeno, questo ha affrontato il tema dell’esportazione dei dati personali fuori dall’Unione Europea obbligando tutti i titolari del trattamento ad adempiere agli obblighi previsti. 

Ecco quindi che i riflettori si accendono su Google Analytics e l’annunciato aggiornamento. Tra pochi mesi infatti, Google Analytics 4, sostituirà il suo predecessore nell’intento di applicare una maggiore tutela dei dati nel rispetto dei vincoli del Regolamento.

Ma quali sono i motivi dietro questa scelta? Chi invece i protagonisti del cambiamento? 

In un più ampio movimento europeo per la tutela della privacy ed i diritti digitali dei cittadini, iniziato ormai da qualche anno, MonitoraPA ha sicuramente giocato un ruolo chiave nell’alimentare recentemente il dibattito sull’adeguatezza dello strumento offerto dal colosso digitale Google. 

L’iniziativa del piccolo gruppo di hacker deciso a promuovere la democrazia nella società cibernetica, ha mosso il suo primo passo l’11 maggio scorso, inviando a 7.833 PA che utilizzavano Google Analytics, una PEC con l’invito a rimuoverlo. Il motivo risiedeva nel fatto che il servizio operava (e opera tutt’ora) un trasferimento dei dati in violazione del GDPR. Problematica già riconosciuta oltretutto anche dalle Autorità Garanti francese austriaca ed il Garante per la Protezione dei Dati Europeo ed il cui riconoscimento è culminato nelle due sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea cd. Schrems nel 2015 e nel 2020. Queste hanno reso inadeguato il trasferimento dei dati di Google Analytics verso gli Stati Uniti la cui normativa consentiva la sorveglianza di massa degli stranieri. 

Ne è derivata la necessità e l’obbligo di adottare misure idonee supplementari per garantire il rispetto e la tutela della privacy dei cittadini europei. 

L’aggiornamento di Google, come il colosso digitale stesso sostiene, offrirebbe funzionalità per una migliore raccolta e conservazione dei dati e includerebbe opzioni per aiutare gli inserzionisti a rispettare le normative sui dati come la GDPR. Ad essere prevista infatti, è anche una nuova modalità di consenso ai dati che fornisce opt-in di consenso separati per analytics e per Google Ads e la possibilità di acconsentire alla richiesta di rimozione dei dati da parte dell’utente senza dover rimuovere più informazioni del necessario.

Aggiornamenti che, a primo impatto, sembrerebbero confermare l’adeguamento della normativa del servizio al GDPR, ma che lasciano in realtà ancora dubbi e questioni aperte sul reale adeguamento della politica di trattamento dei dati. 

In questo senso, l’invito della Danish Data Protection Agency, si rivolge direttamente ai gestori di un sito o ai titolari del trattamento dei dati personali suggerendo di documentare ogni passaggio adottato nella configurazione di Google Analytics. L’idea è quella di dimostrare di aver fatto uso dello strumento in modo rispettoso nei confronti del GDPR.

Di fatto la nuova versione sostituirà definitivamente la precedente a luglio 2023 e dovrà dimostrare un reale cambiamento ed una accresciuta attenzione al rispetto della privacy degli utenti, oggigiorno imprescindibile.